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Wednesday, April 23, 2014

La lettera del vescovo Desmond Tutu sui cambiamenti climatici


Questa e' la lettera alla stampa inglese di Desmond Tutu, uno degli eroi contro l'apartheid e premio nobel per la pace di qualche tempo fa.

E' stata pubblicata il giorno 10 Aprile 2014 su The Guardian.

Venticinque anni fa, potremmo avere scusato molte persone per non saperne molto, o per non star facendo molto, sui cambiamenti climatici.

Oggi non abbiamo scuse.

I cambiamenti climatici non possono piu' essere liquidati come fantascienza: ne stiamo gia' sentendo gli effetti.

Questo e' il motivo per cui, non importa dove vivi, e' spaventoso che negli Stati Uniti si stia discutendo se approvare un enorme oleodotto per il trasporto di 830.000 barili del petrolio piu' sporco del mondo, dal Canada al Golfo del Messico. Produrre e trasportare queste quantità di petrolio, tramite l'oleodotto Keystone XL, potrebbe aumentare le emissioni di carbonio del Canada di oltre il 30%.

Se gli effetti negativi del gasdotto interessassero solo Canada e Stati Uniti, potremmo dire: buona fortuna a loro. Ma interessera' tutto il mondo, il nostro mondo comune, l'unico mondo che abbiamo. Noi non abbiamo molto tempo.Questa settimana a Berlino, scienziati e rappresentanti pubblici hanno analizzato le varie, radicali, opzioni per contenere le emissioni, come contenuto nel terzo rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La linea di fondo e' che abbiamo 15 anni per adottare le misure necessarie.


Il cavallo non e' ancora scappato via, ma e' sulla buona strada verso l'uscita dalla porta della stalla.Chi può fermarlo? Beh, possiamo, io e te. E non è solo che siamo in grado di fermarlo, abbiamo la responsabilità di farlo. E' una responsabilità che inizia quando Dio comanda ai primi abitanti umani del giardino dell'Eden, perché lo "coltivasse e custodisse". Per mantenerlo e non per abusarne, o per distruggerlo.

Il sapore del "successo" nel nostro mondo impazzito e' misurato in dollari e franchi e rupie e yen. Il nostro desiderio di consumare e tutto cio' che possa avere un valore - di estrarre ogni pietra preziosa, ogni oncia di metallo, ogni goccia di petrolio, ogni tonno nel mare, ogni rinoceronte nella savana - non conosce limiti. Viviamo in un mondo dominato dall'avidita'. Abbiamo permesso agli interessi del capitale di superare gli interessi degli esseri umani e della nostra Terra.

Nel corso della mia vita ho creduto che l'unica risposta all'ingiustizia e' cio' che Mahatma Gandhi ha definito "resistenza passiva". Durante la lotta anti-apartheid in Sud Africa, con il boicottaggio, i disinvestimenti e le sanzioni, sostenute dai nostri amici oltremare, siamo stati in grado di esercitare una pressione economica sul nostro ingiusto stato, ma siamo riusciti anche ad esercitare una forte pressione morale.

E 'chiaro che i paesi e le aziende principalmente responsabili per l'emissione di anidride carbonica e dell'accelerazione dei cambiamenti climatici non se ne andranno da soli; hanno troppi interessi economici. Hanno bisogno di un sacco di "gentile persuasione" da parte nostra. E questo non significa che dobbiamo necessariamente privarci delle nostre auto e acquistare invece biciclette.

Ci sono molti modi in cui ognuno di noi puo' lottare contro i cambiamenti climatici: non sprecare energia, per esempio. Ma queste misure individuali non faranno una differenza abbastanza grande nel poco tempo che ci resta a disposizione.

Le persone coscienziose devono rompere i legami con le societa' che finanziano l'ingiustizia dei cambiamenti climatici. Possiamo, per esempio, boicottare squadre sportive e programmazione multimediale sponsorizzati da aziende energetiche di combustibili fossili. Possiamo esigere che gli annunci di aziende energetiche portano avvertenze per la salute. Possiamo esigere che sempre piu' le nostre universita' e municipalita' e istituzioni culturali taglino i loro legami con l'industria dei combustibili fossili. Possiamo organizzare giornate senza auto e costruire la piu' ampia consapevolezza sociale possibile. Possiamo chiedere le nostre comunita' religiose a pronunciarsi.

Siamo in grado di attivamente spingere le imprese energetiche a spendere maggiormente sullo sviluppo di prodotti energetici sostenibili, e siamo in grado di premiare quelle aziende che lo fanno utilizzandone i prodotti. Possiamo premere nostri governi ad investire nelle energie rinnovabili e smettere di sovvenzionare i combustibili fossili. Ove possibile, possiamo installare i nostri pannelli solari e scaldacqua.

Magari non potremo portare i petrolieri in bancarotta. Ma possiamo prendere provvedimenti per ridurne il peso politico, ed esigere che chi incamera i profitti sia anche responsabili per ripulire il pasticcio che ha creato.

E la buona notizia è che non dobbiamo ripartire da zero. I giovani di tutto il mondo hanno gia' iniziato a fare qualcosa al riguardo.

La campagna di disinvestimento da combustibili fossili e' la piu' rapida campagna istituzionale del suo genere nella storia.

Il mese scorso, il Sinodo generale della Chiesa d'Inghilterra ha votato in massa a rivedere la sua politica di investimento nei confronti delle imprese di combustibili fossili, con un vescovo riferendosi ai cambiamenti climatici come "il grande demone dei nostri giorni".

Già alcuni college e fondi pensione hanno dichiarato che vogliono che i loro investimenti siano congruenti con il loro credo religioso.

Non ha senso investire in societa' che distruggono il nostro futuro. Servire da custodi della creazione non deve essere un titolo vuoto; richiede invece il nostro agiare, e con tutta l'urgenza che questa terribile situazione ci richiede.

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