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Friday, November 13, 2015

L'ISIS e il petrolio








Scritto il 13 Novembre 2015 - ore 11pm, Santa Monica, CA


Mentre scrivo non sappiamo se sia stata l'Isis a causare tutti quei morti a Parigi.

Pero' e' certo una possibilita'. E allora mi torna in mente un articolo di qualche tempo fa del Financial Times (FT) sui legami fra l'Isis e il petrolio. Lo conservai, perche' volevo studiare meglio cosa diceva. E cosi mentre guardavamo alla TV il susseguirsi di immagini, interviste, dolore e tristezza a Parigi, citta' cara a me a miliardi di altre persone, sono tornata a quell'articolo ed altri sullo stesso tema.

Quello che viene fuori e' che questi dell'Isis non sono i selvaggi che pensiamo che siano, sono in realta' perversamente sofisticati, addestrati, organizzati e intelligenti. Meglio, sono selvaggi per la loro inesistente umanita', ma sanno cosa vogliono e dove vogliono arrivare. E il motore di tutto e' il petrolio, perche' mentre Al Qaeda dipendeva da fondi di esaltati donatori, l'Isis e' autosufficiente, e molta di questa autosufficienza e' petrolifera.

Ad oggi, Novembre 2015, l'Isis controlla buona parte del territorio siriano e iracheno, con circa 10 milioni di persone sottomesse. Il modo in cui l'Isis gestisce il suo califfato e' molto decentralizzato, ci sono dei governatori regionali, detti walis, e poi delle leggi centrali dalla cosiddetta shura, una specie di gruppo di consiglieri a livello centrale dell' Isis. I walis hanno una certa autonomia nel decidere i fatti pragmatici, ma tre cose sono gestite dall'alto: il petrolio, le strategie per le attivita' sui social media e le operazioni militari.

E cioe' i soldi, la propaganda e le azioni di guerra se le fanno a livello centrale. Il resto e' meno importante. E no, non ci sono dubbi che il petrolio sia il motore che faccia girare l'Isis. Il petrolio alimenta, se si puo' cosi chiamare, l'economia del mondo civile e militare dell'Isis, per dare elettricita' e benzina, e per dare potere e fondi.

E siccome nei suoi sogni piu malati, l'Isis vorrebbe essere una nazione, cercano di gestire le loro risorse petrolifere come se il petrolio fosse una grande azienda nazionale. Il FT ha intervistato varie persone che l'Isis ha cercato di ingaggiare per gestire le operazioni e parlano di stipendi, di appositi uffici del personale.  Ad un ingegnere ora in Turchia gli venne detto di scegliersi la localita' che piu' gli piaceva e di proporlo lui lo stipendio desiderato. C'e' pure una sorta di gerarchia:  i membri dell'Isis che hanno lavorato in campi petroliferi dell'Arabia Saudita vengono appuntati come "emiri" o "principi" delle infrastrutture petrolifere piu' importanti.

Come vengono ingaggiati? Alcuni tramite Whatsapp.

L'occidente sa che e' necessario fermare il flusso di petrolio dalla Siria, dall'Iraq. Ma e' piu' facile a dirsi che a farsi. L'Isis si e' bene organizzata e tutto funziona come se a gestire le attivita' petrolifere fosse una vera impresa industriale. Secondo varie interviste condotte dalla stampa britannica, l'Isis e' capace di ingaggiare lavoratori esperti, ingegneri e manager. In tutti i territori che occupano agiscono in regime di monopolio.

Producono 40,000 barili di petrolio al giorno. Lo vendono fra venti e quarantacinque dollari al barile e fruttano all'Isis 50 milioni di dollari al mese. 

Questa organizzazione non nasce dal vuoto. E' da quando il loro potere e' aumentato sulla scena medio-orientale, nel 2013, che gli integralisti islamici hanno fatto del petrolio uno dei loro obiettivi principali. Anzi, trivelle e raffinerie sono considerate fondamentali per la sopravvivenza e per finanziare il califfato. I ricavati vengono gestiti dalla polizia segreta dell'Isis, l'Amniyat, che punisce crudelmente chi abusa dei fondi. Fino a poco tempo fa, le operazioni petrolifere dell'Isis erano gestite da Abu Sayyaf, un tunisino. E' stato ucciso nel Maggio 2015. La sua morte ha portato al sequestro di una enormita' di documenti in cui traspare che la produzione e la vendita da ogni pozzo era registrata, e le vendite gestite in modo da ottimizzare i profitti. Cioe' quando si trattava di affari sapevano quel che facevano.

Il petrolio dell'Isis per la maggior parte arriva dalla zona orientale della Siria. L'Isis si installo' in centri nevralgici della zona nel 2013, dopo avere abbandonato la zona occidentale del paese che invece di petrolio non ne aveva. Dai centri petroliferi occupati, l'Isis consolido' il suo potere su tutta la Siria orientale. Il tutto culmino' con la caduta della citta' di Mosul nel 2014 nel nord dell'Iraq.

In quella occasione uno dei capi Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, in un discorso chiese a tutti gli interessati di non solo venire o tornare in Medio Oriente a combattere per l'Isis ma che venissero in Medio Oriente anche ingegneri, dottori e persone altamente specializzate. Fra i vari neo-arrivati un ingegnere egiziano arrivato dalla Svezia per diventare il capo della raffineria Qayyara nel Nord dell'Iraq.

Ma l'Isis non si e' fermata a Mosul. Da qui hanno occupato il nord dell'Iraq e i campi petroliferi della provincia di Kirkuk, detti Ajil e Allas. Alcuni ingegneri che lavoravano li, secondo i residenti, sono stati obbligati a restare. Oltre loro, l'Isis porto'  gente a gestire il reparto vendite ed altri tecnici per estrarre, gestire, raffinare. Durante il periodo di maggior splendore per l'Isis, 150 camion andavano e venivano ogni giorno ciascuno con un carico di petrolio stimato a 10,000 dollari ciascuno. Quei campi sono stati  riconquistati dal governo iracheno, ma nei dieci mesi in cui e' stato occupato dall'Isis, gli estremisti hanno ricavato 450 milioni di dollari.

A chi lo vendono questo petrolio? Non possono esportare sul mercato straniero, ma possono vendere alle persone sottomesse. La citta' di Mosul per esempio ha 2 milioni di persone e tutto il mercato della benzina e del diesel e' nelle mani dell'Isis. In parte viene venduto anche come contrabbando in Turchia.

Il principale pozzo dell'Isis si chiama al-Omar, nella Siria orientale. C'e' qui una fila di sei chilometri per comprare il petrolio ed anzi, l'attesa per i rifornimenti puo' anche durare per settimane. Nel frattempo sono sorte piccole attivita' commerciali che vendono the e falafel a quelli che aspettano.

La cosa piu' triste e' che pure i ribelli anti-Isis compano la benzina dall'Isis. La gente dice di non avere altre alternative. Ospedali, negozi, trattori e pure i macchinari per tirar fuori i feriti dalle macerie dalle bombe dell'Isis sono alimentati dal petrolio e dal diesel dell'Isis.

Che dire.

Finisco di scrivere mentre la TV mostra quelli dello stadio di Parigi che cantano un po' sgangherati la Marsigliese.




















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