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Tuesday, March 8, 2016

Tutti i 1627 buchi d'Italia producono il 7.5% del fabbisogno nazionale


Giallo: uso di petrolio
Blu: produzione interna

Produciamo un misero 7.5% di fabbisogno
in cambio di 1627 pozzi attivi
e 7222 fra attivi e dismessi in tutta la nazione.


Ne vale la pena? 
Un pozzo sotto casa di tutti? 
Al mare? In montagna? Nei vigneti?

Sotto casa di Matteo Renzi? 
Sotto casa di Gianluca Galletti?
Sotto casa di Federica Guidi? 

Sotto casa tua? 

Non e' indipendenza energetica
e' tossicodipendenza
e' soldi per gli speculatori


VOTA SI il 17 Aprile 2016



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Ecco qui la lista dei pozzi d'Italia al 4 Marzo 2016 - 867 pozzi produttivi, 732 pozzi attivi ma non attualmente eroganti, 20 pozzi non produttivi, un pozzo di monitoraggio, 7 pozzi potenzialmente utilizzabili per lo stoccaggio. Fanno un totale di 1627. 

E poi ci sono i pozzi dismessi, per un totale di 7222 pozzi sparsi per lo stivale.

I pozzi hanno nomi alquanto interessanti -- c'e' il pozzo "Vongola Mare", il pozzo "Azalea", il pozzo "Cozza Mare", il pozzo "Perla", il pozzo "Radicosa", il pozzo "Prezioso", il pozzo "Lavanda".

Per non parlare di tutte le petrol-donne: Barbara, Maria a Mare, Angelina, Gioia, Giovanna, Naomi, Guendalina, Emma, Daria, Clara, Brenda, Amelia, Annabella, Annalisa, Annamaria, Arianna, Regina. Capita pure un maschio, chissa' per sbaglio.  Agostino.

Ma cosa vuol dire tutto questo?

Secondo le statistiche, in media tutti questi buchi producono circa 100mila barili al giorno. Ne usiamo 1.3 milioni al giorno. Cioe' i nostri bei buchi ci danno esattamente e come detto mille volte,
solo il 7.5% del fabbisogno nazionale.

E' come se volessimo trivellare tutta l'Italia per solo fornire l'energia al Piemonte, che ha circa il 7.5% della popolazione d'Italia. Tutto il resto continueremo ad importarlo, se continuiamo con la nostra petrol-economia.





Poi ci sono i pozzi attivi ma non attualmente eroganti. Eccoli sono 732:






E poi ancora i 20 pozzi non produttivi ma attivi


Un pozzo di monitoraggio



Infine, i 7 pozzi attivi e "potenzialmente utilizzabili" per lo stoccaggio



1 comment:

Anonymous said...

Gentile Dott.ssa, non sono pienamente d'accordo con Lei e pertanto mi permetta di fare qualche considerazione. Secondo Lei il 7.5% del fabbisogno energetico nazionale non è sufficiente a giustificare le estrazioni? Lo sa che in Italia ci sono potenzialità per soddisfare fino al 20% (percentuale questa suscettibile di essere corretta al rialzo, visto che si basa sulla attuale prospettività dal momento che le riserve recuperabili cambiano con l'affinare delle conoscenze geologiche e delle tecnologie di coltivazione)? Anche se quanto si estrae oggi fosse sufficiente a soddisfare la domanda di energia del solo Piemonte, considerando che i pozzi da Lei citati già esistono ed i giacimenti in Italia possono produrre ancora per anni, cosa si dovrebbe fare? Chiudere tutto e importare il 100% del fabbisogno dall'estero? Anche nella recente Conferenza sul Clima di Parigi (COP 21) si è delineato uno scenario di medio-lungo termine nel quale i combustibili fossili vanno sì sostituiti con le sorgenti energetiche rinnovabili, ma con gradualità. Prima va eliminato il carbone (molto utilizzato dalla Cina e dalla stessa Germania che tanto predica la green economy e che spesso viene citata a sproposito quale esempio virtuoso da seguire), poi il petrolio ed infine il gas naturale. Proprio il gas naturale è stato individuato come necessario a garantire la transizione nel lungo periodo verso le rinnovabili. Lei esorta a votare contro le estrazioni in mare al referendum (Traduco: non rinnovo delle concessioni entro le 12 miglia alla scadenza delle stesse). Peccato che le estrazioni in mare in Italia significano gas metano nel 99% dei casi, e che quindi si farebbe un favore solo alla Russia o ad altri esportatori di gas (tra cui presto anche gli Stati Uniti, dove lei vive da anni, grazie allo sfruttamento scriteriato dello shale gas) se se ne vietasse l'estrazione, con impatti occupazionali drammatici sul distretto energetico di Ravenna. Le piattaforme metanifere sulla riviera romagnola esistono da decenni, e convivono con turismo e pesca senza alcun problema. Non vorrei che questa "crociata" a tutti i costi contro il fossile anche quando esso è metano sia alimentata da posizioni preconcette e di retroguardia culturale, quando non strumentali. Cordialmente. Attanasio Pingitore