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Thursday, March 29, 2018

Nuovo airgun Petroceltic-Edison 3D su 300kmq a Santa Maria di Leuca, Puglia





** AI GIORNALISTI DI PUGLIA: SI PREGA DI CITARE **

Maria R D'Orsogna,
fisico, docente universiatrio
Calfornia State University at Northridge

c'e' voluto tempo per mettere tutti i pezzi assieme

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Molti studi confermano che l’esplorazione sismica
costituisce una potenziale minaccia per i mammiferi marini
poiché lo spettro di udibilità di questi
si può spesso sovrapporre con le basse frequenze emesse dagli air gun.

L’esplorazione sismica [...] può comunque determinare un impatto
negativo sulla comunità ittica e le altre specie alieutiche


dalla Valutazione di Impatto Ambientale della Edison e della Petroceltic

E se lo dicono loro!

 
Ai signori Giovanni Torchia,
Jean Pierre Davit
Roberto Mezzalma


autori di questo schifo per conto dei petrolieri,
vergognatevi e andate a fare airgun a casa vostra



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Si chiama Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

In piu' di dieci anni della mia personale esperienza, questo ministero, quali che siano stati i colori politici dei suoi rappresentanti, di tutela del mare ne ha fatta poca.

Anzi, questo ministero ha spesso fatto la tutela di affaristi e speculatori, petrolieri da ogni dove in primis.

E' questa volta il turno di due ditte che da tempo hanno preso di mira l'Italia e che ora ci riprovano con l'intento di fare airgun in Puglia.

La Edison SPA ha sede a Milano ed e' al 99.4% di proprieta' della Electrite' de France.

La Petroceltic ha sede a Dublino e fra le sue sussidiarie c'e' la Petroceltic Italia che ha varie concessioni in giro per l'Italia, inclusa Elsa fra l'Abruzzo e le isole Tremiti.

In questi giorni il duo Edison-Petroceltic di cui sopra deposita istanza per eseguire indagini geofisiche con airgun in tre dimensioni su un area di circa 300 chilometri quadrati nel permesso di ricerca di idrocarburi "d 84F.R-EL".

La concessione e' a 14 miglia da Santa Maria di Leuca e interessa due aree protette. A 14 miglia sorge infatti il Parco Naturale Regionale “Costa Otranto-S.Maria di Leuca e Bosco di Tricase” con zona di Bird Watching e caratterizzata da numerose specie migratrici, e a 29 miglia c'e' invece il Sito di Interesse Comunitario marino “Posidonieto Capo San Gregorio - Punta Ristola”.

Notare che i posidonieti sono (o dovrebbero essere!) fra le strutture marine piu' protette del mondo, per la loro unicita' e perche' garantiscono la biodiversita' e la salute del mare.

In queste acque vivono (per ora) la stenella striata, la balenottera comune, il capodoglio, e lo zifio.

Passano per di qui il tonno rosso, l’alalunga e il pesce spada. Numerosi il gambero viola, il gambero rosso, lo scampo, il totano e la sepietta.

Ci sono pure le tartarughe Caretta caretta, anche questa in teoria super protetta, e le specie Chelonia mydas (tartaruga verde) e Dermochelys coriacea (tartaruga liuto).

Le tecniche sono le stesse di sempre, spari violenti ad aria compressa ogni 10-15 secondi ad alta intensita' per avere immagini del sottosuolo grazie ai segnali riflessi dalle strutture geologiche presenti sottoterra.

Il fatto che questo airgun sia per ottenere rilievi in tre dimensioni signfica che i lavori saranno molto piu' intensi rispetto alla presa in due dimensioni perche', ovviamente, ci vogliono piu' dati per visualizzare in tre dimensioni.

E infatti parlano di lavori fra i 15 e i 25 giorni, ventiquattro ore su ventiquattro, anche se dopo scrivono che faranno sedici giorni di spari diretti con 33 airgun attivi.

Ce ne hanno pure 3 di riserva, che non si sa mai, eh?

Tra una linea e l'altra dell'area che spazzoleranno ci saranno 500 metri.

Facciamo allora sedici giorni, facciamo ogni 15 secondi, facciamo 33 airgun attivi.

Cosa significa?

Significano la bellezza di circa 3 milioni di spari.

Tre milioni di spari nel mare.

Purtroppo nessuno potra' avvisare le strenelle, i balenotteri, i capodogli e gli zifi che vivono nel mare di Puglia che stanno per arrivare tre milioni di spari, ventiquattro ore su ventiquattro, da 33 sorgenti di airgun che li avvolgeranno da ogni dove.

E allora leggiamo la valutazione d'impatto ambientale.

Come sempre un sacco di panzane!

La prima e' che l'opzione zero non si puo' fare, perche' non sarebbe coerente con "l'attuale politica energetica italiana".

Io non so quale sia davvero la politica energetica italiana, visto che qui tutti parlano di tutto, ma alla fine non esiste una vera strada. Tutti fanno un po' quello che vogliono, a casaccio, senza mai pensare alle conseguenze. Si parla, parla, parla, ma alla fine tutto e' fatto senza criterio.

Abbiamo qualche obiettivo?

O nel 2018 stiamo ancora cercando petrolio lungo le coste pugliesi?

Quanti accordi abbiamo firmato da Kyoto in giu'?

Quante volte i poltici italiani si sono riempiti la bocca di promesse di energia green?

Di economia sostenibile? Di difesa dell'ambiente?

Me lo ricordo ancora Renzi che facevi proclami in California.

Quanto abbiamo preso in giro Trump perche' si e' ritirato dagli accordi di Parigi?

Quanto inchiostro e' stato speso per dire che l'Italia lottera' contro i cambiamenti climatici?

Quante ne abbiamo dette alla Croazia che voleva trivellare dal suo lato?

E noi siamo qui a fare air-gun, l'anticamera delle trivelle, a pochi chilometri dalle coste di Puglia?

Se glielo lasciamo fare sara' tutto una presa in giro.

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Andiamo a leggere ancora.

Dicono l'area e' caratterizzata da colonie di coralli bianchi, alcuni noti, altre invece della cui esistenza non si e' certi al 100%. Ovviamente la presenza di coralli significa anche la presenza di vita marina. Nella concessione ci sono anche zone di ripopolamento ittico, che loro chiamano "nursery" e zone di "spawning" per non far spaventare nessuno.

In inglese suona tutto un po' piu' asettico, vero?

Perche' non parlare in italiano e dire che vogliono sparare nelle zone dove i pesci vanno a riprodursi e a depositare le uova? Mia risposta: perche' pensano che la gente sia stupida.

Ma che vuoi che importi. Neanche sappiamo cosa c'e' nei nostri mari, ma gli spariamo lo stesso.

Dicono che "al bordo" della loro concessione

sono presenti delle colonie di coralli bianchi. Si tratta di specie ritenute di grande importanza per la biodiversità che sono in grado di promuovere lo sviluppo di una ricca fauna bentonica.

Notare che loro stessi, i petrolieri, dicono che evitano le zone con piu' coralli e piu' fauna ittica per preauzione. Quindi lo sanno anche loro che certo non e' carino andare a sparare ai coralli e ai pesci che li vivono.

Ma e... le altre zone? Se ci spostiamo un pochino dai coralli noti, va bene invece?

E le balenottere? I zifi? I capidogli? E i tonni? E le tartarughe?

Per i cetacei dicono che secondo i loro studi, potrebbero esserci disturbi fino a 5,800 metri dal punto di emissione, se usano gli airgun piu' potenti che hanno.

Bonta' loro pero' in alcuni punti useranno airgun meno potente, che si potra' sentire "solo" a 1,700 metri di distanza.

Ovviamente questi sono tutti numeri di petrolieri, per cui, occorre verificarli, e potrebbero esser molti di piu'.

Ad ogni modo, considerato che faranno airgun in un area di 300kmq, tutta l'area (e anche un po' di piu') diventera' una specie di sassaiola contro i cetacei, che non sapranno dove andare, confusi dagli spari che arriveranno senza sosta. Che vergogna.

Leggiamo ancora.

Viene fuori che questa istanza della Edison e della Petroceltic si trova all’interno dell’area D15, definito “spazio aereo pericoloso dalla superficie sino a 5500 piedi (circa 1650 m) per intensa attività aerea militare, attiva con preavviso a mezzo NOTAM”.

Ci sono qui pure "ordigni inesplosi".

Ehh? Cioe' ci sara' attivita' militare dall'alto, ci sono ordigni inesplosi, e facciamo airgun ai pesci.

Altro che far west! Qui e' tutta una sparatoria.

Come in tutti i progetti di Valutazione di Impatto Ambientale si tende sempre a minimizzare, e a dare al colpa ad altri, a dire che e' tutto nell'interesse nazionale, che gli effetti negativi sono tutti trascurabile e nulli e che e' tutto "tuttapposto", sempre.

Infatti quelli della Edison-Petroceltic dicono che le piu' importanti minacce per i pesci sono la pesca, l’inquinamento e lo sviluppo antropico costiero. Non possono dire pero' che l'airgun faccia bene e quindi aggiungono che l’esplorazione sismica, puo' "comunque determinare un impatto negativo sulla comunità ittica".

La parola trascurabile appare ... ben 22 volte nel loro documento!

Un altra cosa che veramente fa male al cuore e' leggere che, per qualche miracolo divino, la zona in questione e' esclusa dalle "autostrade del mare", cioe' passano qui un enorme numero di navi merci e da crociera, pescherecci e altre imbarcazioni. Ma per puro caso, il rettangolo scelto dalla Edison-Petroceltic e' fuori da tali tratte.

Forse e' per questo che i pesci vanno qui a depositare le uova? A riprodursi? Perche' e' l'unica zona di pace che gli resta?

Non lo so, fatto sta che adesso andranno a bombardare anche questo posto qui.

La cosa vergognosa e' che hanno collaborato con l’Istituto "Tethys onlus" di Milano per gli studi sui mammiferi marini.

Vergognoso per la Petroceltic e per la Edison, ma vergognoso anche per la Tethys onlus di Milano che ha deciso di lavorare con ditte che certo non faranno il bene dei mammiferi, ma porteranno loro altra possibile morte e distruzione.

E' come dire che un medico oncologo collabora con la Marlboro!

Eccoci qui alla fine.

Che dire.

Adesso siamo tutti indignati, e arrabbiati e schifati. Ma e' molto probabile che metteremo dei likes e che domani ce ne dimenticheremo. E invece no, occorre mettere pressione ai politici, rompere le scatole, e voler fermarli ogni santo giorno.

A tutti piace gingillarsi con le copertine e le immagini di CNN o del New York Times che osannano i mari di Puglia. Ma tutto questo non e' gratis. Tutto questo, tutta questa bellezza, richiede lavoro, impegno, vigilanza, volonta' di salvare e magari migliorare cio' che abbiamo.

Nulla e' per scontato, mai. Specie quando in giro ci sono rapaci come appunto la Edison o la Petroceltic che dalla lontana Francia, dalla lontana Irlanda, pensano di poter venire qui e fare quello che vogliono.

Mi ci e' voluto un sacco di tempo per mettere assieme tutte queste informazioni. Spero che si crei una maggior coscienza civile, non solo per lo scandalo, ma per il combatterli e svergognarli ogni giorno.

Tornatevene in Francia, tornatevene in Irlanda e lasciate l'Italia in santa pace.

Tuesday, March 27, 2018

La balene del Nord Atlantico in via d'estinzione e con zero nascite per la stagione




Il nome della specie e' Eubalaena glacialis.

In italiano, balena franca nordatlantica. In Inglese north Atlantic right whale. Vive, per l'appunto lungo le coste atlantiche del Nord America ed e' in via di estinzione, a causa di scontri con le navi, e perche' si aggroviglia alle reti dei pescatori.

E' lunga circa 15 metri e puo' arrivare fino a 70,000 chilogrammi.

La stagione della riproduzione e' l'inverno, e secondo i vari calendari veterinari, la finestra per la 
riproduzione di quest' anno si e' chiusa in questi giorni.

Quanti piccoli sono nati nel 2018?

Zero.

E' la prima volta in 30 anni che non succedeva.

Di solito le nascite si concentrano lungo le coste della Georgia e della Florida. Dal 1989 ad oggi ci sono state un numero variable di nascite tra uno e 39. Ma mai zero.

Essendo una specie di estinzione ci sono vari specialisti che seguono i tentativi per incoraggiare le nascite e portare soccorso in caso di difficolta'. Fra questi Barb Zoodsman del National Marine Fisheries Service.  Lei dice che se non ci mettiamo a fare sul serio per difendere queste balene presto potrebbero estinguersi.

Ne restano solo 450 in tutto il pianeta.
 
Nel 2017 ne sono nate 5. Ma ne sono morte 17, tutte spiaggiatesi.
Nel 2018 il primo spiaggiamento e' gia' stato registrato in Virginia. 

La media e' di 17 piccoli per stagione, ma dal 2012 ad oggi il numero di nuovi esemplari e' stato sotto la media. E' evidente che una popolazione non puo' sostenersi con questi numeri, a lungo termine.

Certo, potrebbe essere che alcune piccole balene siano nate lontane dagli occhi e dagli strumenti dei ricercatori, ma sarebbero in numero molto esiguo. Per esempio, nel 2017 ci furono due nuove balene avvistate in Massachusetts che non erano state incluse nel conto iniziale perche' nessuno le aveva viste.

O chissa', magari ci sara' una esplosione delle nascite nel 2019, considerato che fra un parto e l'altro ci sono tre anni per cui magari ci sono dei cicli triennali. Nel 2000 ci fu una sola nuova nascita, ma poi nel 2001 ne arrivarono ben 31. Fu il secondo migliore anno da che si teneveva il conto, cioe' dal 1989. 

Oltre al declino delle nascite c'e' anche l'aumento della mortalita'. Delle 17 balene morte nel 2017, 4 sono state uccise dalle navi, ed altre due sono morte avvinghiate dalle reti per la pesca. Si pensa ad aumentare le protezioni e le limitazioni alle navi, e anche a creare reti da pesca che le balene possano in qualche modo sfondare, o da cui possano svincolarsi piu' facilmente. Esistono anche dei legani fra questi avvinghiamenti e l'abbassamento della natalita', visto che se si tratta di esemplari femmina lo stress e l'ansia sono cosi forti che ne risente il sistema riproduttivo. E questo se la balena sopravvive, ovviamente.

D'altro canto la vita delle balene si accorcia. In questi ultimi anni molte sono morte a circa 30 anni, meno della meta' della loro vita in situazioni normali. Anche l'intervallo fra una nascita e l'altra e' aumentato. In media come detto si tratta di tre anni, ma in questi ultimi anni non e' raro che il cicilo sia di sette o otto anni.
 
Intanto alcune associazioni ambientaliste, Defenders of Wildlife e il Center for Biological Diversity. hanno portato in causa il governo Trump per la mancata protezione delle balene.

Ma che siano denuncie, o reti, o regole piu' severe alle barche, occorre fare presto.  Di questo passo non resta molto a queste creature del mare.

Saturday, March 24, 2018

Il Texas che sprofonda dopo ottant'anni di trivelle -- subsidenza di un metro, terremoti e voragini






















Human activities of fluid (saltwater, CO2) injection for stimulation of hydrocarbon production, salt dissolution in abandoned oil facilities, and hydrocarbon extraction each have negative impacts on the ground surface and infrastructures, including possible induced seismicity.

Lu and Kim, Scientific Reports, 2018 



This region of Texas has been punctured like a pin cushion 
with oil wells  and injection wells since the 1940s 
and our findings associate that activity with ground movement.


 

Negli anni ottanta in Texas iniziarono a formarsi strane "formazioni geologiche".

Erano delle buche, delle "sinkholes", una specie di pozzetti che sembravano naturali, dal diametro di varia dimensione, e non troppo profondi.

Con il tempo pero' queste sinkholes sono diventate piu' grandi, piu' cattive, piu' numerose. Pentole di Gargamella in continua crescita sparse un po' dappertutto. Alcune hanno iniziato a unirsi, e intere citta' hano temuto o temono ancora di essere ingoiate da quelle che ora sono diventate gigantesche voragini.

Un recente studio mostra che le sinkholes, i terremoti, la subsidenza sono tutte collegate fra loro in una vasta area del Texas, di circa 10mila chilometri quadrati, grande come l'Abruzzo. La zona sta letteralmente sprofondando. L'attivita' sismica un tempo sconosciuta, diventa sempre piu' intensa.

Di chi e' la colpa?

Che domande.

L'area e' stata trivellata a piu' non posso, e questo e' il risultato.

A delineare il legame fra la terra che si abbassa, e che si riempe di sinkholes non e' la D'Orsogna, quanto il geofisico Zhong Lu della Southern Methodist University di Dallas che assieme al suo collega Jin Woo Kim hanno eseguito lo studio appena pubblicato su Scientific Reports.

Zhong Lu lo dice chiaramente:

The ground movement we're seeing is not normal. The ground doesn't typically do this without some cause.

E cioe' che un area grande quanto l'Abruzzo non sprofonda in 80 anni senza motivo. E il motivo sono le trivelle.

Lu e Kim hanno messo a raffronto i dati della produzione di petrolio e di gas fra il Novembre 2014 e l'Aprile 2017,  con i movimenti della terra, la subsidenza e i terremoti ed hanno concluso che quella che chiamano "instabilita' epocale" e' frutto di decenni di sfruttamento petrolifero e di tutte le reazioni geologiche a catena che si sono susseguite sottoterra nel corso degli anni.

E questo vale per un area di circa 10mila chilometri quadrati, quattro contee e sei citta' che si stanno abbassando in modo impressionante.

Nella citta' di Pecos il numero di terremoti era zero prima del 2012; adesso sono frequenti. Nella citta' di Wink ci sono due sinkholes che mettono paura a tutto il paese e che si spostano, si allargano e si contraggono in parallelo con l'attivita' umana.. In alcune localita' si arriva a un metro di subsidenza.

Ovviamente il tutto rappresenta un pericolo per residenti, per la stabilita' delle strade, ferrovie, dighe e tutta l'infrastruttura costruita. Inclusa l'infrastruttura petrolifera, gli oleodotti in primo luogo.

Nessuno sa come intervenire.

E questo perche' una volta messi in moto questi processi, nessuno sa e puo' fermarli, perche' la natura va avanti per conto suo.

I ricercatori dicono che hanno considerato "solo" un'area di 10mila chilometri quadrati ma che se avessero esteso le loro ricerche su un area piu grande di quella attuale sono sicuri che avrebbero trovato movimenti di terreni collegati ad oil and gas anche li.

E cosi il gruppo del professor Lu promette di continuare i propri studi sulla subsidenza.


Friday, March 23, 2018

Hamelin Bay, Australia -- 150 balene si spiaggiano. 75 sono gia' morte.








L'ultima e' stata presa in India. 
Tutte le altre sono di Hamelin Bay, Marzo 2018


Update: sono morte quasi tutte. Solo sei sono state salvate. Piu di 140 sono morte.

Succede in Australia, lungo la sua costa occidentale.

Centocinquanta balene si sono spiaggiate nei pressi di Hamelin Bay, dieci chilometri a nord della citta' di Augusta. Per la precisione si tratta di short-finned pilot whales. Settantacinque sono gia' morte. Le altre sono moribonde anche se ci sono varie sqadre di soccorso a cercare di salvarle.

E' stato un pescatore a fare la macabra scoperta, ad allertare le autorita' che hanno poi chiuso varie spiaggie locali.

Non si sa perche' siano morte.

Si teme pero' che le zone possano essere infestate dagli squali, attratti dalle carcasse delle balene che potrebbero essere considerate cibo facile.

Non e' la prima volta che accade tutto questo. Nove anni fa morirono 80 fra balene e dolfini, sulla stessa spiaggia.

Ora, su questo blog si parla di petrolio e di airgun ed affini e di cambiamenti climatici. Non sappiamo in questo caso specifico cosa sia successo, e potrebbe essere anche che sia tutto sia stato un caso, un caso di grande sfortuna.

Ma quello che e' certo e' che le morti delle balene continua in tutto il mondo. In India, sono morte 37 balene fra il 2015 e il 2016. Lungo la costa orientale degli USA sono morte 41 balene dal 2016 ad oggi. Il National Oceanic and Atmospheric Agency lo ha dichiarato un evento alquanto inusuale.

Nel 2015 sono morte ben 337 balene in Patagonia, Cile, fra gli spiaggiamenti piu' numerosi mai registrati.

Perche' succede questo?

Non si sa, ma di certo gli oceani cambiano a ritmi a cui gli animali non sono abituati, e per cui non hanno tempo di adeguarsi.

Negli scorsi cento anni circa, il tasso di crescita della temperatura degli oceani e' *quadruplicato* a causa dell'uomo. Gli oceani si riscaldano quattro volte piu' in fretta oggi rispetto al periodo 1960-1990 e questo h portato a enormi squilibri nel mare.

I livelli di ossigeno sono calati precipitosamente.

Questo vuol dire che alcune specie, forse considerate insigificanti, sono a rischio. Le concentrazioni di sardine sono a livelli record di scarsita'. E anche se le sardine sono meno romantiche delle balene, il loro declino significa meno cibo per le balene.

D'altro canto gli oceani sono cosi caldi che alcune specie di alghe contengono ora livelli elevatissimi di acido domoico, una tossina che danneggia il sistema nervoso. E infatti le balene morte in Cile avevano tutte ingerito enormi quantita' di alghe, non direttamente, ma perche' avevano mangiato aragoste che a loro volta erano sature di plankton piene di acido domoico che arrivava dalle alghe.

Un ciclo complesso, ma che puo essere riassunto in: sono stati i cambiamenti climatici causati da noi tutti.

E perche' le balene sono importanti?

Perche' hanno un ruolo cruciale in ecologia. I prodotti che rilasciano in mare sono ricchi di ferro e azoto che servono per fertilizzare il plankton, alla base della catena alimentare del mare, e fonte dell'ossigeno sulla terra.

Ecco, tutto e' collegato, tutto e' uno, e le nostre azioni alla fine portano a eventi tristissimi come questo.






















Thursday, March 22, 2018

Il Great Pacific Garbage patch cresce senza sosta: 80mila tonnellate di plastica, grande cinque volte l'Italia
















Siamo arrivati a 80,000 tonnellate di monnezza nel mezzo dell'Ocean Pacifico.

Ecco cosa lasciamo dietro di noi, le tracce della nostra civilta'.

Il Great Pacific Garbage Patch si trova fra la California e le Hawaii e queste ultime statistiche mostrano che l'isolotto di monnezza e' sedici volte piu' grande di quanto si pensasse.

Cioe' 1.6 milioni di chilometri quadrati.

L'Italia ne occupa 300mila di chilometri quadrati.

Cioe' e' come se 5 Italie, e un po' di piu', fossero tutte coperte di monnezza e gettate nel Pacifico.

E' strabiliante cosa siamo riusciti a fare noi uomini su questa terra. Nessuno ci e' mai stato nel mezzo del Pacifico, eppure abbiamo messi li una infinita' di rifiuti, tutti tutti tutti nostri.

Non e' chiaro se sia l'area a crescere, o se invece le precedenti stime fossero sbagliate, o forse un misto di tutte e due. Ma di certo e' spaventoso e grave quello che abbiamo fatto alla natura. Non solo e' l'area piu' grande rispetto alle ultime stime, ma e' anche piu' densa, come dice Laurent Lebreton della The Ocean Cleanup Foundation du Delft, Olanda che ha seguito lo studio e che ha pubblicato i suoi risultati su Scientific Reports.

Ovviamente il senso di urgenza e' forte, e necessario.

Perche' si formano queste isole di monnezza? A causa delle correnti oceaniche e dei venti che confluiscono in zone dell'oceano ottimali. E poi arrivano il plankton e le alghe e si crea una specie di minestra tossica. Di garbage patches ce ne sono cinque nel mondo, e quella in esame, fra la Californai e le Hawaii, e' la piu' grande.

Il gruppo di studio di Laurent Lebreton ha usato navi e barche per studiare l'areae ci hanno messo tre anni. La conclusione e' che l'inquinamento da plastica cresce esponenzialmente.

Dentro questo garbage patch ci sono microplastiche per 8%; il 46% della roba e' piu' grande di cinque centimetri, e poi ci sono oggetti piu' grandi, reti da pesca, giocattoli,  bottiglie, cannucce, addirittura un WC, un po di tutto,

Per la precisione nel Great Pacific Garbage patch e' al 99.9% fatto di plastica galleggiante o sommersa. C'e' una grande abbondanza di polietilene e polipropilene, usati in imballaggi.

Fra le cose trovate cinquanta avevano una data di produzione: il piu' vecchio era del 1977, sette oggetti erano del 1980, 17 dagli anni 1990, 24 dagli anni 2000 e uno dal 2010, indice del fatto che i tempi di trasporto sono lunghi.

Cosa fare?

Come sempre, parte da noi tutti, dal nostro stile di vita, dalle cose che non ci servono, dalla cultura del gettare via e della plastica mono-uso. Non si tratta di abolire la plastica in toto, quanto di usarla con parsimonia e intelligenza.

Non ha senso fare vivere la plastica 5 minuti sottoforma di bottiglietta d'acqua e 500 anni sottoforma di monnezza nel mare. Specie se siamo in sette miliardi a farlo.

Source: Scientific Reports



Wednesday, March 21, 2018

L'ultimo rinoceronte bianco



E' morto in Kenya. Si chiamava Sudan ed aveva 45 anni.

Era l'ultimo esemplare maschio del rinoceronte bianco del nord sul pianeta. Restano solo due altri esemplari di questa specie: la figlia di Sudan, che si chiama Najin e la nipote Faru, entrambe femmine.

Sudan, il rinoceronte gentile e' stato sottoposto ad eutanasia perche' afflitto da dolori tipici della vecchiaia.

Tutto il mondo ne ha parlato, tutto il mondo avrebbe voluto salvarlo.

Ma nessuno ci e' riuscito.

Qui il racconto commovente del fotografo Ami Vitale di National Geographic che ha immortalato Sudan piu' volte.

Manca poco allora all'estinzione completa della specie del rinoceronte bianco del nord, visto che non ci sono piu' maschi viventi. E non sarebbe neanche la prima delle estinzioni di una specie di rinoceronte, visto che il rinoceronte nero del nord e' gia' scomparso.

Non ci sono piu' ne maschi ne femmine.

Restano invece alcuni esemplari di rinoceronti bianchi del sud. 

La storia di Sudan e' una storia di bracconaggio, dell'uomo che non si cura della vita animale sul pianeta finche' non diventa troppo tardi, degli habitat che scompaiono, di gente disperata.

Sudan era nato in Sudan, ma era stato trasportato quando aveva pochi anni nella repubblica Ceca, in uno zoo, assieme ad altri quattro esemplari. Erano tempi in cui sul pianeta ce ne erano abbastanza di rinoceronti come Sudan. Poi, nove anni fa ci rese conto che la specie stava scomparendo.

Restavano solo otto esemplari sul pianeta.

E cosi nove anni fa, nel 2009, si penso di portare Sudan in Kenya assieme a tutti gli altri.  La speranza era che tornati al loro habitat naturale i rinoceronti potessero riprodursi piu' facilmente fra loro o magari con altre specie di rinoceronte.

Ma non e' successo.

Sudan ha vissuto gli scorsi nove anni in una riserva privata chiamata Ol Pejeta Conservancy che, fra le altre cose, cerca di proteggere gli animali dai bracconieri.

Ami Vitale fece delle foto a Sudan la prima volta che ha fatto un bagno di fango nella riserva, e quella che ha potuto interpretare come gioia del rinoceronte di fronte al suo habitat naturale.

Ma Sudan aveva sicurezza armata 24 ore su 24.

Perche'?

Per proteggerlo dai cacciatori.

Esagerazione?

Non proprio: basta pensare che in Francia un rinoceronte di 4 anni e' stato ucciso  con un colpo di pistola dentro uno zoo per rubargli le corna.

E se questo accade in uno zoo a 40 miglia da Parigi, figuriamoci in Kenya quanta maggior protezione e' necessaria!

Non e' nemmeno una esagerazione dire che i bracconieri hanno decimato la specie dei rinoceronti, spinti dall'ingordigia, o dal piu' banale spirito di sopravvivenza.

Le corna di rinoceronti sono considerate pregiate in Cina e in Vietname e vengono usate per scopi "medici".

La morte di un rinoceronte significa soldi per chi li ammazza.

E non c'e' sensibilizzazione che tenga quando si vede la morte di un animale come l'unico modo per tirare avanti e per sfamare le proprie famiglie.

E probabilmente Sudan e' sopravvissuto per 45 anni proprio grazie a quello zoo della repubblica Ceca che l'ha tenuto lontano dai bracconieri cosi a lungo.

Secondo CNN, la corruzione in Kenya e' cosi endemica che il Kenya Wildlife Service, l'organismo che gestisce i parchi nazionaili del paese e' accusata di avere assassinato e fatto scomparire persone, spesso minoranze etniche, in nome della sua lotta anti-bracconaggio. E la corruzione fa si che non sempre lo scopo di proteggere la vita animale viene rispettato.
A volte si chiude un occhio o due. 

Non e' un caso che il rifugio dove viveva Sudan e' gestito da privati e non dal Kenya Wildlife Service.

E che dire della Cina, dove tutte queste corna di rinoceronte finiscono?

L'appetito dei cinesi per l'avorio di elefante e corna di rinoceronte pare essere senza limiti. Nel 2017 hanno finalmente vietato l'avorio grazie alle pressioni internazionali, ma manca qui una vera coscienza ecologica. I cinesi hanno una enorme influenza in Africa grazie a tutti gli scambi commericiali in atto, lo sfruttamento cinese della risorse africane.

Ma mancano programmi di assistenza alle comunita' locali in cambio di tale sfruttamento; programmi che davvero facciano gli interessi degli africani.

Siamo tutti abituati a puntare, giustamente, il dito contro ENI e Shell, Nestle e Nike che arrivano e distruggono l'Africa e tutte le comunita' meno sensibili e istruite, ma le ditte cinesi non sono meglio. Potrebbero fare tanto considenrata tutta l'influenza che hanno in Africa, ma finiscono con il non fare niente e a concentrarsi solo su cio che gli fa comodo.

Degli USA di Trump meglio non parlarne, e' tutto un gran disastro sull'ambiente, le trivelle, la cancellazioni di leggi dell'era Obama per l'aria pulita e il (sognato) ritorno del carbone. L'Africa non interessa nessuno. Anzi, il figlio di Trump, Donald Junior, pare che sia un gran patito di caccia di specie esotiche in Africa.

Figuriamoci che gli importa di rinoceronti in via di estinzione.

L'unione Europea? Non pervenuta.

E infine, sono le nazioni africane stesse che, per la maggior parte, non hanno progetti a lungo termine e che vanno avanti con lo status quo di corruzione, di improvvisazione, di natalita' esplosiva, di giovani che non sanno cosa fare di se stessi. E di sfruttamento senza intelligenza delle proprie risorse.

Ed e' in questo clima di abuso cieco delle risorse che si inseriscono i bracconieri.

E' un altro modo per spremere tutto lo spremibile da cio' che ci circonda senza pensare alle conseguenze. E questo vale ancora di piu' quando uno non sa cosa mettere sulla tavola la sera a cena e quando ammazzare rinoceronti e' visto come un modo per sbarcare il lunario.

Che fare?

Da un lato ci sono alcuni scienziati che parlano di nuovi metodi per salvare la specie. Da Sudan il rinoceronte appena morto sono stati prelevati campioni con il suo materiale genetico e si pensa di usare la fecondazione artificiale per creare nuovi rinocerontini. 
Ma ne Najin and Fatu sono in grado di portare avanti alcuna gravidanza, essendo imparentate a Sudan.

Esiste pero' una associazione non profit chiamata Helping Rhinos che ha per obiettivo l'uso di specie terze per creare nuovi rinoceronti.

Non sarebbe la prima volta che specie quasi estinte ritornano in vita. Presso le isole Galapagos dell'Ecuador si sta sperimentando il ritorno in vita di una specie di tartaruga estinta, la tartaruga Floreana, usando come "mamma" esemplari di specie diverse ma facendo si che le nuove generazioni somiglino geneticamente di piu' all'animale scomparso invece che alla mamma.

Ripetendo il processo per varie generazioni si pensa che alla fine si possa arrivare ad una nuova tartaruga Floreana. In teoria questo si potrebbe fare anche per il rinoceronte bianco del nord, se si trovano campioni genetici "mamma" adeguati.

Ed e' anche gia' successo. Nel 1895 si pensava che il rinoceronte bianco del sud fosse estinto. Ma quello stesso anno si scoprirono circa 100 animali. Con le cure adeguate da quella popolazione di 100 si e' ora arrivati a 20,000 esemplari.

Ovviamente, tutto questo non e' facile.

Ci sono sul pianeta solo altre cinque specie di rinoceronti: tutti a rischio di estinzione. 

I rinoceronti di Javan e di Sumatra sono pochissimi, alcune dozzine i primi e circa 200 i secondi. Ironicamente solo i rinoceronti bianchi del sud, quelli che si pensavano estinti nel 1895, sopravvivono in numeri adeguati.

Dall'altro canto, c'e' invece qualcosa di molto meno sexy e pratico. Come sempre e' il buon senso.

Occorre che tutti ci rendiamo conto che decimare la vita animale sul pianeta e' controproducente per tutti noi. Ci vogliono campagne di informazione, dall Cina al Vietnam che l'avorio non risolve alcun problema medico, ci vogliono maggior investimenti affinche queste specie animali vengano viste come risorse per il turismo invece che utili solo da morti, ci vogliono multe, ci vogliono opportunita' per una vita dignitosa che non sia ammazzare rinoceronti, e istruzione, istruzione, istruzione, specie per le donne, con l'obiettivo di dimunire la natalita'.

Degli uomini, non dei rinoceronti.

Saturday, March 17, 2018

Amnesty International: ENI e Shell hanno mentito ai nigeriani sull'inquinamento






















Non e' che non lo sapessimo, o che la cosa purtroppo sia una novita'.

Ma fa un po impressione sentire che adesso anche Amnesty International punta il dito contro Shell ed Eni per le loro malefatte in Nigeria che vanno avanti da decenni ormai.

Immagine dopo immagine della Nigeria al petrolio ci mostrano quanto devastante sia stato l'arrivo dei petrolieri italiani e olandesi in questa nazione. E siccome l'ENI e' del 30% nelle mani pubbliche, tutto questo deve farci arrabbiare perche' viene fatto in nome di ciascuno di noi.

Che la Nigeria sia stata distrutta dal petrolio e' innegabile. E non solo l'ambiente, ma anche la politica, la corruzione, tutto cio' che poteva essere e non e' stato, tutto cio' che era e che ora non e' piu'.

Alcune di queste cose sono fuori il controllo di ENI e Shell, come la corruzione o il modo di gestire l'enorme quantita' di denaro che e' arrivata alla Nigeria.  Di certo ENI e Shell non si sono tirate indietro quando la corruzione gli ha fatto comodo, sono state anzi attive partecipanti ai giochi di potere ogni volta che e' stato possibile.

Altre cose invece non erano fuori dal loro controllo. e hanno sempre tirato la corda facendo cose che non avrebbero potuto fare in occidente, perche' la legge non glielo avrebbe permesso, perche' sarebbe stato troppo.

Cosa?

Gas flaring da 50 anni, campi intrisi di petrolio mai bonificati, fiumi al petrolio, monnezza a cielo aperto, rifiuti petroliferi a mare. La regione che soffre di piu' e' il Niger Delta, a sud del paese un tempo terra di mangrovie e di pesca.

Tutto questo inquinamento, tutti questi incidenti spesso arrivano senza che nessuno ripulisca in tempi ottimali, chieda scusa, risarcisca chiccessia. A volte i compensi non arrivano mai. Ovviamente a pagare il prezzo piu' alto e' stato il popolo di Nigeria, afflitto da morte della pesca, agricoltura, acqua inqunata, terra inquinata, aria inquinata.  E queste cose si vedono ed ENI e Shell non possono negarle.

E cosi' una delle cose che l'ENI e la Shell cercano di propagandare e' che le perdite di petrolio dai loro impianti non e' dovuta alla loro negligenza, al fatto che i protocolli di sicurezza sono obsoleti, al fatto che essenzialmente non gliene importa niente.

No, l'inquinamento e' colpa del sabotaggio.

Cioe' sono i nigeriani stessi, i ribelli e le gang di sabotatori che vanno a distruggere i campi di petrolio e le raffinerie o per far dispetto ad ENI e Shell o per rivendere il petrolio sul mercato nero.

E certo, queste cose esistono in Nigeria. Ma ENI e Shell, secondo Amnesty International hanno usato questa scusa per evitare di pagare compensi ai Nigeriani in almeno 89 casi di perdite petrolifere.

Perche'? Perche' dare la colpa ai sabotatori per l'inquinamento fa si che loro stessi debbano pagare meno compensi alle comunita' locali.



Di queste perdite, 46 sono della Shell (dal 2011 in poi) e 43 sono dell'ENI (dal 2014 in poi). Fanno varie dozzine di comunita' che avrebbero dovuto essere compensate dai petrolieri e che non lo sono state.

Perche' ENI e Shell? Perche' sono loro le piu' grandi multinazionali del petrolio nel paese. A seguire ExxonMobil, Chevron e Total che lavorano tutte in concerto con la Nigerian National Petroleum Corporation, la petrolditta di stato.

E che possono dire ENI e Shell?

Ma certo, che e' Amnesty International che dice cose false:

The allegations leveled by Amnesty International are false, without merit and fail to recognize the complex environment in which the company operates,” 

La Shell risponde cosi e dice che la Nigeria e' "complessa".  E dicono pure che loro stessi “responds to spill incidents as quickly as it can and cleans up spills from its facilities regardless of the cause.”
 
Questo fa ridere perche' l'evidenza pluriannuale e' totalmente opposta a quello che dicono, e infatti pure l'ONU dice che a ripulire tutto lo schifo che hanno fatto in Nigeria, ci vorrebbero 30 anni! E certo non ci sono state solo ENI e Shell in Nigeria, ma la parte del leone l'hanno fatta loro.

Dal canto suo l'ENI dice che hanno diminuito i volumi di monnezza riversata accidentalmente in ambiente del 50% nel 2017 se raffrontato al 2014.  E danno addosso pure loro ad Amnesty International dicendo da San Donato Milanese che

“Amnesty International statements are not correct and, in some cases, not acceptable”

Intanto Amnesty International stessa ha mandato tutti i dettagli al governo di Nigeria che promette di investigare.

Per chi non lo ricordasse, ENI e Shell sono a processo in Italia dal 5 Marzo per questioni di tangenti in Nigeria.

Sono accusati di avere pagato la bellezza di $1.1 miliardi di dollari al governo di Nigeria per trivellare le loro coste nel 2011.

E' uno schifo, da qualunque visuale uno adotti.